Joker Folie à Deux – Recensione

Joker Folie à Deux Recensione

Sono stato all’anteprima stampa di Joker Folie à Deux, ma ho aspettato qualche giorno per far uscire questa recensione. Volevo capire se il problema fossi io o meno, vediamolo insieme.

Togliamoci subito il dente: era necessario un seguito di Joker? No. Ha funzionato? Nemmeno, a vedere le critiche che sta ricevendo. Ma cosa è successo?

Allora, io sono andato a vedere Joker Folie à Deux con un hype clamoroso. Sono stato tutto il giorno con l’adrenalina alle stelle, non vedevo l’ora di entrare in sala per godermi il film, pur sapendo benissimo che fosse un musical ed a me questo genere di film non piace.

Partiamo da quest’ultima cosa; il film era un musical e si sapeva da mesi se non addirittura dall’inizio delle riprese, quindi tutto questo sconcerto quando la gente si è resa conto che non fosse un film “normale” non lo capisco. Vivete su Marte? State tutto il giorno con i telefoni in mano a farvi i fatti degli altri e non siete in grado di informarvi un minimo sui film che state per andare a vedere? Ok.

L’anteprima è stata effettuata in pompa magna, c’erano tanti (troppi) influencer e la stampa forse non arrivava a metà degli invitati. Una cosa che a me personalmente ha dato fastidio è il fatto che gli invitati stampa fossero stati trattati come “Serie B”, mentre gli influencer avevano a disposizione il set fotografico, l’accredito all’entrata, insomma coccolati come dei bimbi viziati. Ad un certo punto ci hanno addirittura fatto spostare dal corridoio dove eravamo perchè stavamo “dando fastidio alle riprese” e ci hanno fatti mettere da una parte completamente nascosta prima dell’entrata in sala.
Io capisco che gli influencer debbano essere coccolati, però…

Parliamo del film

Joker Folie à Deux si svolge due anni dopo gli eventi del primo, con Arthur in prigione in attesa del processo per i cinque omicidi commessi. La crudità del sistema carcerario americano viene subito mostrata con violenze, soprusi e non curanza dei detenuti i quali vengono trattati come bestie da macello e nient’altro, in attesa di essere giudicati per i propri crimini.

Durante il periodo detentivo, in quello che è conosciuto come Manicomio di Arkham dai più ferrati in tema DC, Arthur conosce Lee alias Harleen Quinzel. I due si trovano subito in sintonia e progettano le loro “follie a due” d’amore.

Tutto il film si basa sul processo in tribunale e sulla relazione tra Lee ed Arthur, una relazione estremamente tossica, come siamo abituati a vedere tra Joker ed Harley Quinn, seppur stavolta i ruoli siano invertiti. Sì, perchè è Joker che insegue Harley e non il contrario.
Il tutto è contornato da canzoni, d’altronde è un musical. Ogni cinque minuti Arthur canta ma… C’è un ma importante. Una delle prime volte che Arthur canta, nella sala comune del carcere davanti alla TV dopo aver scoperto che il procuratore Harvey Dent avrebbe chiesto la pena capitale, scopriamo immediatamente che qualcosa non va.

La mente dell’uomo è a pezzi, non ricomponibile, al punto che i suoi pensieri prendono vita sotto forma di musica e canzoni, mentre nel mondo reale lui è imbambolato davanti alla TV. Quindi è facile intuire che tutte o quasi tutte le volte in cui Arthur Fleck canterà saranno frutto della sua immaginazione.

Immaginazione che recita un ruolo importantissimo in questa pellicola. Io sono arrivato ad un punto della proiezione in cui ho pensato: “Lei non esiste, è frutto del suo desiderio”.
Lee è interpretata dall’ottima Lady Gaga, la quale però non è stata sfruttata a dovere come attrice, ma solo come cantante. In tutto il film parla per, forse, cinque minuti. Tutto il resto del tempo canta o canticchia. La signorina Germanotta è un’attrice bravissima, che non necessitava sicuramente di un ruolo come questo, il quale forse non ne ha dato il giusto credito.

Perchè però sono arrivato al punto di pensare che Lee non esista? I due si incontrano per qualche istante in carcere, uno scambio di sguardi mentre Arthur viene portato dal suo avvocato e Lee si trova in una sala a cantare con altri detenuti. Probabilmente in quel momento nella testa di Fleck è scattato qualcosa, d’altronde anche nel primo abbiamo visto come lui si sia immaginato una relazione con la vicina di casa, ed anche per questo non sentiamo quasi mai Lee parlare: perchè lui l’ha sentita solo cantare.

Da quel momento in poi è un tripudio di desideri, di immaginazioni da parte di Arthur e la musica ovviamente la fa da padrona.

In sala già a metà del film si sentiva la gente lamentarsi del fatto che ci fossero troppe canzoni, ma mi ripeto per l’ennesima volta: è un musical, cosa vi aspettavate? Non vogliamo trattarlo come musical? Ok, è un film su un uomo la cui mente è distorta e a pezzi. Il suo unico rifugio è la musica che immagina e canta nella sua mente. Cosa doveva succedere?

Arthur è davvero Joker?

Durante le due ore di proiezione vengono effettuati dei giochi di inquadrature all’interno del carcere, soprattutto quando si parla di Joker. Senza considerare che Arthur a volte arriva a non credere all’esitenza di questo suo alter ego. Per tutto il tempo lo spettatore si pone nella condizione di dire “Ma sei tu o non sei tu il Joker?”, d’altronde a livello di lore DC i tempi non sono maturi lo sapevamo già dal primo capitolo, ma non sarebbero maturi neanche per Harley Quinn o per Harvey Dent vista la giovinezza di Bruce Wayne. Si è pensato allora ad uno dei tanti multiversi.

Il film darà risposta a questa domanda, e personalmente sono arrivato ad esclamare “Lo sapevo c****!”.

Ma quindi com’è?

In questa recensione che non è tanto una recensione, ma un insieme di pensieri sconclusionati messi su schermo, non capisco tutto questo accanimento. Mi ripeto: c’era bisogno di un seguito? Assolutamente no, il primo era già conclusivo. È da buttare? Nemmeno.

Io non lo rivedrei se non per capire veramente se i fatti siano una pura immaginazione di Arthur o meno, ma questo è un mio pensiero.

Questo review bombing, anche da parte di una sedicente critica, non lo capisco. La mia sensazione è che a nessuno stia più bene niente. Si vuole che tutto sia perfetto, che rispetti dei canoni di bellezza oggettivi, ma esistono questi canoni oggettivi di bellezza di un film? Chi li ha stabiliti?
Lungi da me proteggere Joker Folie à Deux, però stiamo vivendo veramente un periodo in cui qualsiasi cosa esca debba essere sensazionale altrimenti viene distrutto dalla critica.

Spostandoci in ambito videoludico: Star Wars Outlaws è veramente così brutto? Per niente. Io l’ho giocato e mi sono divertito cavolo. È un gioco normale. Lavoro tutto il giorno e quando torno a casa voglio passare un paio d’ore a staccare la spina, e quel gioco mi ha permesso di farlo. Perchè è stato demolito? Boh. Perchè a qualcuno di famoso non è piaciuto, la voce si è sparsa e la gente ha cominciato a parlarne male anche senza averlo giocato.

La stessa cosa è successa e sta succedendo con Joker. A qualcuno non è piaciuto, soprattutto perchè un musical e non sapessero fosse tale, e via la massa a seguire il pensier comune incapaci di avere un proprio giudizio a riguardo. In tantissimi sono andati a vedere questo film già con l’idea “È un film di merda”. Se già parti con un pensiero del genere è normale che non supererà le tue aspettative, anzi farai di tutto per cercarne i difetti.

Quindi il mio consiglio è: lasciate perdere quello che vi dice la gente. Una recensione sarà sempre soggettiva, non potrà mai rispettare dei canoni di oggettività, perchè questi canoni non esistono! Potete farvi un’idea generale, ma lasciatevi cogliere dalle emozioni e lasciate che siano loro a guidarvi sul giudizio di un film o qualsiasi altra cosa.
Andate a vedervi Joker Folie à Deux con l’intenzione di vedervi un film, senza pregiudizi, e poi tornate qui e parliamone in maniera matura.

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Proveniente dalle onde marittime di Roma, o meglio Ostia, è un grande appassionato di videogiochi, serie tv, film e libri thriller. Cresciuto a suon di pizza, pasta e videogiochi, si è guadagnato il rispetto tra i più famelici mangiatori d'Italia.